Ci risiamo: in questi mesi di forte apprensione per i numeri dell’epidemia del Covid-19, giornali, telegiornali, e siti web più o meno specializzati tornano a parlare di “miliardi di capitalizzazione bruciati”.
Ma in realtà cosa veramente si intende con la frase “ miliardi bruciati”?
Perché nelle fasi di panic selling come quella attuale si utilizza molto il concetto di denaro che “brucia”, cerchiamo di capire che cosa questo voglia dire e soprattutto, se ha senso parlare di miliardi di capitalizzazione “bruciati”.
“ Bruciati millemila miliardi”
Il verbo “bruciare” evoca un evento irreversibile: uno s’immagina montagne di banconote ridotte in cenere e che mai più si potranno recuperare.
Ma la domanda vera che tutti noi ci poniamo è: ma questi soldi bruciano per davvero? Cioè, un calo poderoso sui listini azionari ha il potere di ridurli in cenere cancellandoli per sempre dalla faccia dei mercati? Un buco nero li risucchia e mai più li rivedremo?
Ovviamente NO !
E possiamo tranquillamente affermare che si tratta di una “bella” esagerazione stilistica , espressiva . E vi spiego anche il perché.
Cominciamo col dire che quella che noi chiamiamo “Borsa” altro non è che una piazza (oggi sostanzialmente digitale) in cui domanda e offerta si incontrano e formano un prezzo di scambio.
L’acquisto di un titolo azionario da parte di un investitore avviene dunque a un prezzo che rappresenta il punto d’incontro tra domanda e offerta. Tale prezzo oscillerà lungo tutto l’arco di tempo nel quale l’acquirente deterrà l’azione. E le oscillazioni saranno tanto più vertiginose quanto più forte sarà la turbolenza che, nel bene o nel male, ci toccherà attraversare in certi momenti.
Se l’investitore decide di vendere l’azione in un momento in cui tutti vendono, ecco che un offerta di vendita di titoli non riuscirà a essere assorbito da una domanda di pari entità.
Questo porterà ad un forte calo dei prezzi ,e quindi di valore del titolo.
Ma quando il prezzo di un’azione scende del -15% sappiate che non si è “bruciato” proprio un bel niente: semplicemente, il prezzo è mutato perché, ci sono più persone disposte a vendere che persone disposte a comprare.
Al calo, però, può seguire – e, anzi, l’esperienza e la storia ci insegna che segue sempre, presto o tardi – un recupero.
Quindi è bene focalizzare una volta per tutte: i miliardi “bruciati” in Borsa non esistono. Al massimo, quando va male, possiamo dire che sui mercati prevale un andamento ribassista che fa perdere valore ai titoli posseduti.
Facciamo un esempio:
Abbiamo comprato 1.000 azioni di una società quotata al valore di 10 euro l’una, per un investimento totale di 10.000 euro. Poi è sopraggiunto un momento non proprio felice e il valore delle azioni della società in cui abbiamo investito è andato giù: da 10 a 8,5 euro.
Cosa facciamo? Bene ,vi sono due possibilità:
- Caso 1 Teniamo duro e contiamo sulla ripresa dei mercati, cosa che storicamente è sempre avvenuta.
Tanto che 1900 al 2019, il rendimento reale medio annuo (cioè il guadagno in termini di potere d’acquisto) delle azioni è stato del 5,2%.
Se pensate che sia un periodo troppo lungo, sappiate che dal 1970 è del 5,5% e dal 2000 è del 3,1%.
- Caso 2 Allarmati, ci siamo affrettati a vendere.
- Vendendo a 8,5 euro per azione, a fronte dei 10 euro spesi in precedenza per acquistarli, vuol dire che abbiamo “bruciato” il 15% del valore dell’acquisto .
Ma nessuno ci obbliga a vendere nel momento peggiore, anzi: come diciamo sempre, restando investiti possiamo beneficiare dei recuperi successivi.
Inoltre prima di fare qualsiasi investimento sarebbe giusto capire bene il funzionamento dei mercati finanziari e dei prodotti o titoli in cui abbiamo deciso di investire e perché no, avere un consulente che possa aiutarvi a fare scelte con di investimento consapevoli e profittevoli.
Quanto al resto, le fluttuazioni sono parte integrante dei mercati e dei cicli economici. E quel che “brucia” è solo il nostro orgoglio quando le cose non vanno come sperato.